13 Feb La rucola della Piana del Sele al top del made in Italy
Con oltre 800 milioni di euro di fatturato, su circa 4000 ettari di terreno, la rucola della Piana del Sele è pronta a irrompere sul mercato con il marchio IGP, stravolgendo la “top five” dei prodotti a marchio simbolo del made in Italy.
Al Fruit Logistica di Berlino sono stati presentati i numeri che l’imminente riconoscimento dell’IGP sarà in grado di generare. A illustrare i dati è stato Vito Busillo, presidente dell’associazione che ha promosso il’iter IGP nonché presidente di Coldiretti Salerno. Al convegno ospitato nell’area Italian Fruit Village hanno partecipato anche il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini e il vicepresidente Gennarino Masiello, anche leader della federazione regionale della Campania, con la presenza dei principali consorzi di tutela salernitani.
L’IGP alla rucola della Piana del Sele consentirà l’arrivo sul mercato di un prodotto a marchio europeo che nel 2018 ha visto una produzione di 400 milioni di chili in 430 aziende, di cui il 60% guidate da giovani con un forte valore di innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale. La rucola del Sele rappresenta il 73% della produzione nazionale, di cui il 40% finisce nei canali di vendita dell’export, con picchi nei mesi invernali. L’85% della produzione è assorbita dalla grande distribuzione italiana e straniera. Il fatturato del 2018 è stato di circa 680 milioni di euro, con circa 5 mila addetti diretti e 4 mila dell’indotto.
L’areale di produzione dell’IGP vede coinvolti i territori di Eboli, Battaglia, Pontecagnano Faiano, Montecorvino Rovella, Montecorvino Pugliano, Bellizzi e Capaccio – Paestum. “Ma le previsioni sono davvero entusiasmanti – ha spiegato Busillo – con una crescita che si stima intorno al 20%, come si evince dagli studi di Ismea pubblicati di recente sulle performance dei prodotti a marchio. Prevediamo pertanto che l’IGP spingerà il fatturato della nostra rucola a 850 milioni di euro, posizionandola al terzo posto tra i marchi geografici, bandiere del made in Italy”.
A confortare la previsione di crescita è anche il trend del consumo della quarta gamma, che in Italia vede coinvolti circa 20 milioni di consumatori, con un incremento di 2 milioni l’anno”. Nella “top five” italiana dei prodotti a marchio simbolo del made in Italy (fonte Ismea) si trova al primo posto il Grana Padano DOP con 1,3 milioni di euro di fatturato alla produzione. Segue il Parmigiano Reggiano DOP con 1,2 milioni.
La Rucola della Piana del Sele IGP è pronta a conquistare il terzo posto con una previsione ponderata di 850 milioni di euro, che precederà il Prosciutto di Parma DOP che fattura 816 milioni, l’Aceto Balsamico di Modena IGP con 381 milioni e infine, al sesto posto, la Mozzarella di Bufala Campana DOP con 372 milioni.
La rucola della Piana del Sele è frutto di un’agricoltura 4.0 di precisione, con l’impiego di microprocessori per irrigazione e raccolta, nonché tracciabilità totale del prodotto. È caratterizzata da una forte presenza di giovani che, nel salernitano, ha visto un boom di iscrizioni agli Istituti Agrari con un +45%. È una produzione ad alta sostenibilità ambientale, con risparmio idrico, assenza di pesticidi, zero residui e crescita notevole produzione rucola “bio”. Rappresenta un valore nazionale, con una collaborazione efficace tra Nord e Sud, che mettono insieme logistica e produzione di qualità.
Ma la rucola si presenta anche come un vero e proprio “superfood”. Ha proprietà antinfiammatorie, vista la presenza di calcio, magnesio e potassio. È un antiossidante e antitumorale, perché contiene beta-carotene, vitamina C, luteina e zeaxantina ma anche flavonoidi e isotiocianati come il sulforafano. È un prodotto antiage, grazie al calcio che aiuta a rinforzare la struttura delle unghie e delle ossa e la vitamina K svolge un’azione protettiva dell’apparato osseo. È ipocalorica, con solo 25 calorie per 100 grammi di alimento. La rucola, infine, è consigliata per le donne in gravidanza, perché ricca di folati che, trasformandosi in acido folico, aiutano a prevenire le malformazioni fetali.