Agricoltura sostenibile: che cos’è e come Altamura OP l’ha realizzata

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Agricoltura sostenibile: che cos’è e come Altamura OP l’ha realizzata

L’agricoltura sostenibile rappresenta un nuovo modo di approcciarsi alla pratica della coltivazione della terra. Sempre più, questa va prendendo piede, coinvolgendo in una vera e propria sfida le aziende del settore che intendono essere al passo con i tempi. Sinteticamente possiamo dire che, a sostenere l’impalcatura non solo concettuale ma anche pratica di questo tipo di agricoltura, sono tre pilastri, tre principi fondamentali: il rispetto e la conservazione delle risorse ambientali, il sostegno allo sviluppo di pratiche socialmente virtuose, l’applicazione di un modello economico all’insegna dell’equità. Ma come funziona? Quali sono le modalità di attuazione? E, in Italia, si può davvero parlare di pratica dell’agricoltura sostenibile? Di seguito tante informazioni utili, per rispondere a questi interrogativi e saperne di più a riguardo.

Equa e solidale: l’agricoltura sostenibile che guarda al futuro

Quando parliamo di agricoltura sostenibile, detta anche agricoltura integrata o agricoltura eco-compatibile, ci riferiamo a un modo innovativo di coltivare, che ha come caratteristica quella di mirare alla tutela, alla ripresa e al consolidamento di un legame tanto unico e ancestrale, quanto delicato e fragile, che intercorre tra l’uomo e la natura.

In realtà, non esiste una definizione di agricoltura sostenibile univoca. Ma si può affermare, che l’agricoltura sostenibile si sviluppa secondo un sistema di produzione agricola che guarda in due direzioni: ai bisogni del presente e a quelli del futuro, tenendo conto di alcuni principi etici, ambientali ed economici sostanzialmente diversi e, a tratti divergenti, rispetto a quelli dominanti.

L’essenza di questo approccio alla terra, si manifesta nelle pratiche, nelle tecniche e nei criteri che sono alla sua base. Sotto l’aspetto prettamente ambientale è agricoltura sostenibile quella che segue i ritmi e i processi dettati dalla natura. Quando, cioè, non si fa ricorso ad agenti chimici potenzialmente inquinanti e dannosi per il terreno e, di conseguenza, per le colture e per la salute dell’uomo. È agricoltura sostenibile, sotto il profilo sociale ed etico, quella che soddisfa il fabbisogno alimentare collettivo e, al contempo, crea condizioni tese a migliorare la qualità della vita di tutti i soggetti coinvolti nella filiera: dal coltivatore, al consumatore. E, infine, è agricoltura sostenibile, quella capace di creare anche da un punto di vista economico, le premesse per tutelare quanti a vario titolo ne costituiscono la manodopera, garantendo condizioni eque per tutti, tanto di lavoro quanto di reddito.

È stata l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), a stabilire i cinque principi dell’agricoltura sostenibile:

  1. aumentare la produttività, l’occupazione e il valore aggiunto nei sistemi alimentari, modificando le pratiche e i processi agricoli, garantendo i rifornimenti alimentari e riducendo allo stesso tempo i consumi di acqua ed energia;
  2. proteggere e migliorare le risorse naturali, favorendo la conservazione dell’ambiente, riducendo l’inquinamento, la distruzione di habitat ed ecosistemi, prevenendo il deterioramento dei suoli;
  3. migliorare i mezzi di sussistenza e favorire una crescita economica inclusiva;
  4. trasformare i modelli produttivi così da minimizzare gli impatti dovuti ai cambiamenti climatici;
  5. adattare la governance alle nuove sfide dell’agricoltura, assicurando un contesto legislativo favorevole.

I principali modelli di agricoltura sostenibile, che si rifanno a questi principi fondanti, sono tre: l’agricoltura biodinamica, la permacultura e l’agricoltura biologica. La prima si sviluppa tenendo presente le fasi lunari e quanto esiste “dentro” la terra, mentre la seconda punta a valorizzare la biodiversità, nel rispetto della natura e del territorio. L’agricoltura biologica, invece, ormai nota a un pubblico non solo di addetti ai lavori, ma anche a una fetta di consumatori consapevole e regolamentata da una serie di normative che ne garantiscono l’autenticità, punta a sfruttare la naturale fertilità del suolo, limitando al massimo gli interventi esterni.

Agricoltura sostenibile in Italia: la rivoluzione è in atto

Secondo il rapporto AGRIcoltura100, realizzato dal Cerved lo scorso anno, in Italia l’agricoltura sostenibile è non solo sviluppata ma, sempre più, va radicandosi ed evolvendosi. Questo a fronte di un crescente e generalizzato interesse verso la sostenibilità, a ogni livello e in ogni ambito. Dati raccolti dall’Osservatorio Fieragricola-Nomisma, mostrando che l’utilizzo dei fertilizzanti dannosi e agrofarmaci trova sempre meno impiego non solo nelle imprese agricole di recente nascita, ma anche in quelle che vantano una presenza decennale nel settore, che vanno convertendosi a pratiche e principi per ridurre al minimo l’impatto ambientale.

Da contraltare a questa sorta di rivoluzione, nell’approccio alla coltivazione della terra e degli uomini che la praticano, però, vi è un dato negativo: a causa del blocco dei prezzi e del parallelo aumento dei costi delle materie prime, anche in agricoltura, programmare nuovi investimenti diventa assai difficile. Una situazione, questa, per fronteggiare la quale si stanno individuando strumenti di rilancio e di sostegno.

In occasione del G20 Agricoltura, che il 18 e il 19 settembre scorso ha visto riunirsi i Ministri dell’agricoltura delegati degli stati membri e i delegati rappresentanti delle organizzazioni degli agricoltori e delle organizzazioni internazionali e di imprenditrici e imprenditori agricoli, è stata approvata la Carta di Firenze per l’Agricoltura del futuro. Si tratta di ventuno punti, relativi ai temi del cambiamento climatico, della lotta agli sprechi, del sostegno al reddito degli agricoltori, della sicurezza alimentare, della cooperazione che dovranno essere l’impalcatura alla base di un sistema di supporto, economico e legislativo, teso alla transizione del sistema agricolo. Da qui l’orizzonte dell’agricoltura 4.0 sembra essere più vicino e a portata di mano.

Macchine orto raccoglitrici elettriche: la sostenibilità è un’invenzione

Al di là di ogni possibile incentivo alla pratica dell’agricoltura sostenibile, nel processo di transizione da un sistema di agricoltura tradizionale ad un nuovo modo di approcciare alla coltura della terra, un ruolo decisivo lo svolgono le imprese. È, essenzialmente, la loro volontà di cambiamento a costituire la vera leva, verso una inversione di marcia rispetto al passato. Una volontà che si manifesta nelle intuizioni quanto nelle scelte di metodo di gestione di una azienda, ma anche dei macchinari impiegati.

Sperimentazione e innovazione: sono questi gli assi portanti seguendo i quali tante aziende, negli ultimi anni, hanno abbracciato principi, valori e strumenti dell’agricoltura sostenibile, percorrendo nuove strade. È il caso di Altamura Op, che ha messo in campo una serie di strategie nel segno della sostenibilità, stravolgendo letteralmente il proprio sistema. Il tutto nella consapevolezza che la sostenibilità implica, in prima battuta, un costo economico alto ma che, nel tempo, garantisce il raggiungimento di una qualità altrettanto alta, producendo materia prima più sana: un beneficio per l’azienda e, sicuramente, per tutto il comparto di riferimento.

Oltre a un impianto a pannelli solari che produce energia per l’azienda e per i macchinari di cui essa si serve, Altamura ha scelto di dotarsi anche di un sistema di raccolta a impatto zero e a zero sprechi. Si tratta delle macchine orto raccoglitrici elettriche: assai più silenziose di quelle a combustione, esse garantiscono non solo un maggiore rispetto dell’ambiente ma anche una migliore qualità del lavoro di chi le utilizza. È così, a piccoli passi, che si crea una vera e propria agricoltura sostenibile.