Tecniche di coltivazione, tecnologia, tendenze: parola all’esperto

di benedetto

Tecniche di coltivazione, tecnologia, tendenze: parola all’esperto

L’agricoltura è tra i settori che si sono più evoluti negli ultimi anni, sfruttando il booster del progresso tecnologico e dell’approccio data driven. Questo ha chiaramente avuto un impatto diretto sulle tecniche di coltivazione e, allo stesso tempo, sulle technicalities che il comparto produttivo deve possedere. Per comprendere meglio come il digitale e i dati abbiano profondamente modificato il settore ed ottenere una fotografia dello scenario presente e futuro abbiamo rivolto qualche domanda al Dott. Pietro Di Benedetto, Responsabile Reparto Agrotecnico di Altamura OP.

Buongiorno Dottor Di Benedetto. Come sono cambiate le tecniche di coltivazione dal 2005 ad oggi? E quali fattori hanno influenzato questi cambiamenti?

Negli ultimi quindici anni i cambiamenti più significativi hanno riguardato una sempre maggiore attenzione alla salute del consumatore, alla salute e alla sicurezza degli operatori agricoli e all’impatto sull’ambiente, seppur va evidenziato che il settore delle Baby Leaves in particolare sia stato sempre all’avanguardia su queste tematiche. Di fatto, ha assoluto al ruolo di apripista, dotandosi (su base volontaria) di tutta una serie di certificazioni di sistema (vedi GLOBALGAP), procedure interne di controllo qualità, rispetto di Disciplinari di produzione e buone pratiche agricole che poi progressivamente sono state adottate a tutta l’orticoltura e alla frutticoltura.

Un esempio di come questo tipo di agricoltura sia proiettata nel futuro si è notato nel 2015, anno in cui è stato introdotto, su base nazionale, l’obbligo per le aziende di adottare i princìpi della lotta integrata (oppure di lotta Biologica).

Un cambiamento quasi epocale, per molte aziende, mentre il mondo della IV gamma era già in regola da 10 anni.

Oltre a ciò, stiamo osservando, a livello europeo, anche una sempre minore di disponibilità di agrofarmaci di sintesi, che ci costringe a trovare soluzioni alternative, nell’ambito delle buone pratiche agricole e della lotta integrata, quali: reintegro della sostanza organica dei terreni; utilizzo di microrganismi utili alle piante; utilizzo di varietà resistenti o tolleranti alle avversità biotiche e abiotiche; gestione attenta delle lavorazioni; controllo del clima in serra; uso sempre maggiore di agrofarmaci a residuo zero; uso di barriere fisiche (es. reti anti-insetto).

Oggi il mondo delle Baby Leaves è all’avanguardia con i protocolli di produzione ed è al passo con i requisiti di mercato.

Ormai si parla di agricoltura 4.0. Che impatto ha la tecnologia nel lavoro sul campo e quanto incide la raccolta di dati?

Anche nel caso dell’agricoltura 4.0 il comparto della IV gamma è stato pioniere. Altamura OP è sempre stata sensibile all’innovazione, dal 2008 tutte le operazioni colturali, partendo da lavorazioni e semine, sono caricate su un registro digitale, lo stesso che i colleghi dell’ufficio agronomico possono consultare ogni mattina sul loro smartphone, durante il quotidiano monitoraggio della coltura. In più, utilizza da oltre 5 anni le centraline per la rilevazione dei dati climatici in serra, che ci permettono di avere un riscontro istantaneo del clima in serra (anche su smartphone), alimentare una banca dati, impostare soglie di allarme (es alert umidità elevata) ed alimentare un DSS che ci indica il rischio di avere determinate malattie fungine.

Altre innovazioni, più recenti, riguardano le trattrici e le attrezzature equipaggiate con i kit 4.0, che ci supportano nel controllare i parametri del motore delle trattrici, tenere traccia puntuale delle manutenzioni e ottenere delle statistiche sulla resa operativa di apparecchiature e attrezzi.

L’impatto di queste tecnologie sulla raccolta dei dati è stato determinante, le macchine raccolgono dati durante il lavoro e li inviano su cloud in modo autonomo, sollevando l’essere umano da una mansione che risulterebbe tediosa, e che non sarebbe in grado di eseguire in tempo reale.

Il rovescio della medaglia è che questa grande quantità di dati deve essere letta velocemente e portare a risposte immediate. Questo è reso possibile solo con l’impiego di determinate soluzioni user friendly. Per queste esigenze si tende a prediligere il fornitore di servizi maggiormente predisposto a mettere a punto personalizzazioni, piuttosto che acquistare soluzioni predefinite e rigide, per quanto raffinate possano essere.

A completamento di ciò va detto che tutte le figure chiave dell’azienda, a partire dallo staff dell’Ufficio Agronomico, devono avere confidenza con i sistemi di raccolta e analisi dati, questo proprio per sottoporre ai fornitori di software modifiche e miglioramenti, quelle sfide continue che fanno crescere sia chi compra il servizio che gli stessi fornitori.

Quali sono le tendenze già affermate e che continueranno ad avere un ruolo chiave e quali i nuovi trend per il futuro dell’agricoltura?

La tendenza affermata è di puntare a produzioni – e relative tecniche – sempre più sostenibili, in particolare per l’ambiente. Dal punto di vista normativo, la Comunità Europea e le catene della GDO spingono ormai da anni nella direzione di ridurre al minimo l’impiego di mezzi tecnici di sintesi chimica, con particolare riferimento agli agrofarmaci. Sono sempre più attenzionati temi come consumo di acqua, produzione di CO2, conservazione della Sostanza Organica del suolo. Quanto ai trend futuri, in particolare per la IV gamma, l’orientamento è quello di soddisfare sempre più mercati di élite e l’alta ristorazione, oltre alla ristorazione a tutti i livelli (si pensi ai fiori eduli che vanno a impreziosire i mix di Baby Leaves, già di per sé coloratissimi). In quest’ottica emerge l’esigenza di una gamma sempre più variegata, uno sviluppo di linee di prodotti con specifiche attività nutraceutiche e una comunicazione sempre più diretta al consumatore, anche attraverso packaging innovativi e sostenibili.

Altre riflessioni che vorrebbe condividere?

Si, principalmente una: dobbiamo tutti, consumatori e produttori, sviluppare maggiore consapevolezza e conoscenza di quello che compriamo al supermercato e farci più domande. In un mondo dove tutto corre veloce e il consumatore compra un o l’altro prodotto senza avere reali nozioni per valutare qualità e provenienza, questo è fondamentale. Auspico l’apertura di canali di dialogo diretto fra produttore e consumatore, fra la terra e la tavola, che permetta di raccontare i valori e la storia che fanno di un prodotto agricolo un prodotto buono. È indubbiamente un percorso di sensibilizzazione lungo che richiede grande attenzione alla formazione già dalle scuole elementari, introducendo l’educazione alimentare e invitando i produttori a raccontare come nasce il cibo.

Grazie della disponibilità, Dottor Di Benedetto.

Grazie a voi.